Ph.Fonte Silvia Meo

Wonder: il paradosso della meraviglia e dello sconcerto

Ph.Fonte Silvia Meo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

… Non finirei, ero un bambino vecchio allora, invecchiato dalla vita e dai libri, ma sempre bambino. Quanto può esserlo chi sulle cose spalanca, appena si sveglia, due pupille grandi che si sorprendono…

Gesualdo Bufalino, Argo il cieco

 

Meraviglia e meraviglioso sono parole mancanti nel mio vocabolario ed è il momento di porvi rimedio, riconoscendone la presenza nella quotidianità. E penso a quelle indomabili rivoluzionarie che occupano il mio tempo in mood estivo, Rachel Carson e Patricia Highsmith, due meravigliose scrittrici tormentate e considerate nevrotiche dagli oppositori. Studiose schive e meditative, attraverso la scrittura, condividono l’amore delirante per gli esseri umani e per la vita sana sulla terra.

Highsmith, morta nel 1995, è una crime novelist e i suoi libri hanno ispirato registi famosi come Alfred Hitchcock, Liliana Cavani, René Clément. In particolare, rifletto su una raccolta di racconti, Urla d’amore, in cui Miss Highsmith crea un mondo di personaggi pericolosi per sé stessi e per il prossimo, affondati nelle ombre di una psiche turbata dalla realtà inumana che tende a stigmatizzare come matto chi è lontano dai commerci e dai denari, attardandosi, invece, sulle piccole cose, ritrovando il sentimento di creaturalità verso la natura, selvaggia e innocente. Un mondo senza conclusioni morali, come afferma, nella prefazione, Graham Greene, claustrofobico e irrazionale nel quale ogni volta entriamo con una sensazione di pericolo personale.

Avvertendo quel pericolo personale, ci consegniamo definitivamente e con onestà alla comprensione della coscienza.

Nei racconti incontriamo persone ingenue, autentiche, non addomesticate, crudeli e intransigenti, germogli meravigliosi di una umanità che non ha il bisogno di inseguire la vittoria a tutti i costi, ostentata in ogni occasione. Persone che pensano a non-pensare, perché nel non-pensare c’era qualcosa di importante e di eccitante.

La meraviglia confina con l’orrido e si nutre del piacere crudele della scoperta solitaria.

Carson, biologa morta nel 1964, preoccupata per l’abuso dell’insetticida DDT, studia le connessioni ambientali: nonostante un biocida sia finalizzato all’eliminazione di un organismo, i suoi effetti si risentono attraverso la catena alimentare. I prodotti utilizzati per rendere innocuo un insetto finiscono per avvelenare esseri umani e animali. Il saggio, ristampato con la prefazione interessante di Paolo Giordano, è Primavera silenziosa. La manomissione dell’atomo nella costruzione della bomba atomica e la produzione di insetticidi esprimono il massimo ingegno e la massima distruttività della potenza umana.

Scrive la scienziata, a favore di una educazione ambientalista: … parallelamente all’eventualità della totale estinzione del genere umano in una guerra atomica, l’altro fondamentale problema della nostra epoca consiste, dunque, nella contaminazione dell’ambiente in cui viviamo a opera di sostanze con un incredibile potenziale di devastazione.

La concatenazione è il modello attraverso il quale Carson registra il problema di partenza degli agricoltori, la piaga degli insetti, ma ne sposta l’origine nella pratica sbagliata delle monocolture intensive. Il merito di Rachel Carson è considerare l’ecosistema: suolo, acqua, aria, vegetazione, micro e macrofauna, tutto è collegato e ci coinvolge. Il rigore scientifico e lo sguardo poetico diventano strumenti di sopravvivenza sulla terra. La pratica psicologica e formativa le è grata.

L’importanza del contesto, dell’ambiente, la consapevolezza ecologica e psicologica avvicinano le due autrici nell’equilibrio, sempre da ridefinire, fra le soluzioni chimiche e quelle biologiche e psicologiche. Le strade dell’autodistruzione e del benessere rimangono parallele, dinanzi alla scelta di libertà degli esseri umani. Siamo impegnati a evitare di sottomettere la terra e gli esseri umani al dominio e all’arroganza di pochi.

Contraddicendo l’opinione comune e l’esperienza quotidiana di accomodamento sull’elemento noto, ritrovo le scritture dello stupore, dello stordimento seguendo le autrici sulla cattiva strada, paradossali e divertenti, nel senso di divertĕre, permettendo di rivolgere altrove l’attenzione, scoprendo prospettive sconosciute.

È meraviglioso leggere, ritrovando connessioni inattese e avendo il privilegio di darne conto, a chi vuole, attraverso questa rivista; la lettura non compie miracoli di cura, ma consente di vivere senza attendere alcun miracolo, tenendo meravigliosamente assieme i dubbi, le contraddizioni, le irresoluzioni.

Rachel Carson, Primavera silenziosa, le stelle Feltrinelli, 1962/2023

Patricia Highsmith, Urla d’amore, La nave di Teseo, 1993/2020

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