Il libro autobiografico di Roxane Gay offre, a chi legge e comprende la sua storia di sofferenza, la possibilità di riflettere sulla relazione che ogni persona crea, coltiva e si ritrova ad avere con il proprio corpo. Roxane è una donna colta e coraggiosa che confida la sua esperienza con parole dure, feroci, scritte sulla propria carne prima che sulla carta. Senza protezione, dichiara la violenza subita nell’adolescenza, un evento terribile che segna per sempre la sua esistenza. Ed io, ogni volta che ascolto storie di aggressione e di ferite incancellabili, spero che i disturbi psicologici che ne derivano possano essere curati. L’obesità può essere considerata una patologia? Con certezza, sì. I disturbi dell’alimentazione sono diversi e di varia origine.
La vicenda umana di Roxane ribadisce che l’obesità rimane un sintomo ingombrante di un percorso mancato, anche psicologico. Non credo al corpo solo e ribelle da addomesticare, ma credo all’essere umano tutto intero con una storia da desiderare e da riconoscere nelle ombre e nelle mancanze. Ci sono molte cose di cui aver fame, il cibo è più a portata di mano. Non si tratta di dimagrire e basta, ma di farsi carico della possibilità sana di abitare il mondo perché ne siamo degni, con tutte le contraddizioni che ci abitano. Non guardo con ossessione al risultato della dieta e che, talvolta, può risultare nullo o minimo.
Accolgo l’orientamento dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che fa riferimento alla salute come ad uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive ed emozionali, di esercitare la propria funzione all’interno della società, di rispondere alle esigenze quotidiane, di stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, di partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, di adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.
Qualunque malessere psicologico necessariamente coinvolge e si esprime attraverso il corpo. Roxane Gay annota, ricorda con precisione i sentimenti, i comportamenti e le riflessioni durante la sua vita. Ha un corpo, ma lei stessa è quel corpo. Nessuno può affermare di avere una malattia senza accettare di essere, anche, diventato quella malattia. “… perdere peso, essere magri è moneta sociale corrente” afferma Roxane. Scelgo di avvicinarmi ad ogni persona in sovrappeso e obesa evitando le generalizzazioni. Un fatto è la stupidità della cultura dominante che impone la magrezza, altro problema è il peso in eccesso che ammala e che cancella la gioia di vivere.
La scrittrice, spesso, confonde la questione estetica e la necessità fondamentale di prendersi cura del proprio corpo, prima, e di intervenire con le cure, dopo. Se la misura è la perfezione – ogni delirio culturale ne costruisce e ne vende una – siamo tutti e tutte inadeguati/e. Se invece la misura è la dignità dell’esistenza, siamo tutti legittimamente umani.
Non ci liberiamo velocemente e meccanicamente dai chili in eccesso e dalle cicatrici. Ogni persona può affermare di essere quella che è riconoscendo anche la sua ombra. Attraversati dall’esperienza, ogni donna e ogni uomo riconosce di andar bene così com’è e decide, se vuole, di cambiare vecchi pensieri e abitudini obsolete. Il corpo non è la croce alla quale è inchiodato l’essere umano e non è il tiranno che ci sfida.
Apparteniamo ad una umanità diversa, colorata, fastidiosa e bisognosa di accudimento. È l’esistenza stessa che percepisce la gioia attraverso la corporeità, attraverso il sentimento, il pensiero e l’azione della carne. Il corpo è la comprensione della persona che cambia, che invecchia, che apprende.
Forse, naturalmente con l’età si arriva a volersi bene di più. Un percorso di coscienza e di conoscenza può agevolare, può anticipare e cristallizzare la rinascita.
È dura. Essere donna, nera, obesa e custodire il segreto di uno stupro a 12 anni: è la realtà. E facendosi carico di essa, ogni Roxane può scegliere di evolvere, di diventare, di capire, di dare una lettura possibile ai fatti. Ha un senso, la realtà, sempre, e bisogna che ognuno per sé trovi quel senso. Quando si acquisisce una buona relazione, una confidenza onesta con se stesse, tutte intere, il corpo sa ciò che gli fa bene e chiede e basta solo ascoltarlo, basta sintonizzarsi sul bisogno che si svela in modo chiaro. Senza sacrifici disumani, senza ingaggiare guerre fra la mente, l’anima e la carne.
Roxane afferma: “Ho deciso che non permetterò al corpo di dettare le condizioni della mia vita, perlomeno non tutte. Non mi nasconderò dal mondo.” Io sono convinta che il corpo non può rappresentare la parte malata di una persona. Il corpo, a 20 anni, come a 40 e a 60, certo, detta le sue condizioni. Non esiste un’altra Roxane, un’altra Me. Non credo si tratti di essere più o meno amati o innamorate per salvarsi dal sovrappeso.
Dubito che dal sovrappeso e dall’obesità ci si possa salvare assumendo la convinzione di un corpo avverso, nemico, barricato nella ciccia. Invito a non violentarsi, evitando di perpetuare lo stupro su se stesse. È bello convincersi in ogni età della vita che è fondamentale l’equilibrio fra il sonno, l’alimentazione, la sessualità, intesa non solo come rapporti sessuali più o meno amorosi ma, soprattutto, come la confidenza affinata con il corpo e la cura di esso. È il ruolo della guida psicologica: la rabbia, la tristezza e la paura non sono sfidate e rancorosamente negate, ma sono riconosciute e accolte, in modo da diventare una guida per la rinascita.
Grazie, Roxane, per la fatica di questa testimonianza scritta.
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