Versi e camminamenti. Coscienza e conoscenza di sé attraverso la poesia

Premessa

Il lavoro proposto si ispira alle ricerche sull’arte poetica e sulla narrativa come cura del sé, attraverso l’espressione e l’azione di testi poetici e letterari.

Il cervello preferisce la poesia: all’Università di Exeter, Adam Zeman con il suo gruppo di lavoro scopre che durante la lettura o l’ascolto di poesia si attivano non solo le aree cerebrali tipiche della lettura, ma anche le stesse che si accendono quando si ascolta la musica e che sono responsabili del classico “brivido lungo la schiena”. La poesia attiva la corteccia cingolata posteriore e il lobo temporale mediale, legate all’introspezione.

Al genere umano è concessa una base poetica della mente la quale propone il suo linguaggio attraverso l’immaginazione.

Condivido il pensiero di Sarah Zuhra Lukanić, poeta croata  della Compagnia delle Poete:  “Probabilmente La Poesia salverà il mondo, ma gli ordinary people non hanno la fortuna dei poeti, bisogna indicar loro la strada. L’educatore alla diversità come ricchezza deve essere per forza un amante della poesia, se è anche un poeta è ancora meglio. Un’anima poetica sarebbe perfetta. Alcuni anni fa, un noto economista americano propose di assumere un artista per salvare l’impresa. Propongo di assumere un poeta educatore per salvare l’educazione”.

  • La Poesia è continuo farsi – poiein – reiterato a “allargato” nel ritmo, Dall’incontro con il teatro, essa stessa nella parola-canto dei rapsodi, poesia è dirsi e darsi maieutico, che ci espone all’altro, cercando, con l’altro il dir(si) in comune, la crepa nella diga, quello spiraglio, unico, preciso, da cui affacciarsi a sé, vedere finalmente balenare emozioni in moto, archetipiche e da sempre appartenenti all’uomo in quanto tale.
  • La Poesia è “procedere per sottrazione”, liberare la parola, quella sola, una, che si faccia, si affacci, che sia. Perché la parola è radice.
  • La parola prima del senso.
  • Il suono dei versi è una cicatrice omessa. È graffio che si mostra. È ustione e memoria di quella stessa ustione a rimandare a sé.
  • La Poesia è l’unica parola detta. È, ancora, il fiato nel corpo. I muscoli, i nervi, il sangue, nella voce. È il mio corpo tutto che si fa verso: “Ogni verbo è prima nei nostri muscoli, che nella nostra lingua”(Lello Voce).
  • La Poesia è, dunque, esperienza, l’esperire tutto umano che si ritrova, che ci ritrova e ci riconduce.

La poesia appare nell’essere. Anzi, come il filosofo afferma “il poetare pensante è, in verità, la topologia dell’essere”. I versi scritti appartengono a chi li ascolta, a chi li interpreta, non muoiono, se detti, perché sono pre-detti. Il poeta, allora, è medium, strumento, di discernimento, di speranza.

Intendo coltivare la speranza come analisi di realtà e capacità di desiderare.

La nebbia del mondo

Non raggiunge la luce dell’essere

Noi sopraggiungiamo troppo tardi per gli dei

E troppo presto per l’essere. Per questo

L’uomo è poesia già cominciata.

L’andare verso una stella, soltanto questo.

Pensare è trovarsi limitati ad un solo pensiero

Che un giorno si arresta nel cielo del mondo,

come una stella.

Martin Heidegger

Le ragioni

Nella poesia non c’è  il fascino delle parole, ma il tormento della struttura e della funzione di una sola parola, quella.  Cerchiamo nella poesia la parola che copre e svela universi, cerchiamo i versi che abbiamo smarrito, i versi che non sappiamo dire.

La poesia vive lasciandosi esistere, abbandonandosi hic et nunc, qui e ora, all’energia originaria, proponendosi come aspirazione senza fine.

La poesia è fino in fondo, è ancora…, è il pensiero che non finisce mai che può essere detto senza morire. Essa esprime l’esperienza con l’altro/a come atopia, non classificato, senza posto, senza discorso. L’altro/a, dopo essere diventato/a esistenza, diviene essenza. La poesia è il pensiero primordiale, un istinto primario, rappresenta ciò che possiamo chiamare l’anima pensante.

La poesia non è se non nel rendersi nota, esiste solo nell’evento dell’ascoltazione.

Dal punto, alla forma, all’immagine, dall’idea riconosciuta e mai conosciuta prima, alla forma reale, all’immagine storica. È l’impensabile che da sé diviene pensabile.

Le nuvole nel mare prendono origine da se stesse, sono ora ciò che non sono ancora mai state. Non resta che mettersi a servizio della poesia incondizionatamente. La poesia come forma di esperienza dell’originario depositata nella memoria. Il termine greco è mnemosyne, diverso da anamnesis che esprime il ricorso storico, il ricordo di ciò che è stato costruito.

“Soltanto la poesia – l’ho imparato terribilmente, lo so – la poesia sola può recuperare l’uomo, persino quando ogni occhio s’accorge, per l’accumularsi delle disgrazie, che la natura domina la ragione e che l’uomo è molto meno regolato dalla propria opera che non sia alla mercé dell’Elemento” (Giuseppe Ungaretti)

Attraverso la lettura della poesia si può generare se stessi nell’origine accudendo il vuoto dell’esperienza.

Ideale e reale, pubblico e privato, mistica e storia, Artemide celeste e Artemide terrestre: è questa la fatica e la bellezza della ricerca poetica. Ecco, in fondo, la poesia è niente, fatta di niente, a niente è dovuta, non serve a niente. L’incontro con il nulla non può essere progettato e inseguito, deve essere donato. La poesia è pura esistenza, è il Niente consapevole e sano, è l’oscurità che ha in sé la luce. Al contrario la nientificazione di Narciso è il non senso, il vuoto senza speranze, opaco.

L’obiettivo previsto è il passaggio dalla personalità autocentrica ad una personalità libera e autocentrata.

I camminamenti di poesia diventano tecniche di relazione attraverso numerose applicazioni:

  • la gestione del vuoto
  • il verso spezzato
  • la metrica interna che varia secondo l’animo e l’estro
  • la cancellazione di tutte le parole per arrivare alla scelta di quella parola
  • la fine del verso e l’inizio
  • la storia
  • il punto, la linea, l’immagine
  • l’ascoltazione come musica, gradualità di toni
  • la crisi del verso, la distruzione del verso per ricomporlo
  • la parola nuda, sola, essenziale, assoluta, intensa, incognita, scarna

 La Creazione, la Recitazione, l’Interpretazione e il Cambiamento sono i momenti che attraversano il gruppo di lavoro. Riconosco e utilizzo la poesia come strumento di ricerca, il suono come richiamo primordiale,  i versi come desiderio per avviare  l’indagine del profondo, la voce come guida per riconoscermi, il ritmo per scoprire le corporeità complesse verso linguaggi di comunità.

 “Lascia avvenire la bellezza. Tu, falla accadere. Tienila stretta tra i tuoi palmi, se ti bussa. Lascia la riva, rischia il mare aperto. Lascia avvenire la bellezza se ti invita. Perdono te. Perdono me finché è per tempo. Tu non sprecare un’altra goccia del tuo slancio. Sii cassa armonica, ora, amplifica il tuo passo, il corpo tutto che fa arco alle parole. Apriti e abbraccia, presta un varco perché accada. Scocca un tuo bacio, fatti fiore sulla bocca. Fiorisce e torna, la bellezza, che è sopita. Falla avvenire, che redima, che ci insegni. Lascia avvenire te, poi me, fammi avvenire: per tutto quello che verrà, ti benedico.” 

marthia carrozzo

Riferimenti bibliografici

  • Marthia Carrozzo, Di bellezza non si pecca eppure – Trilogia di idrusa,(con Pref. di Lello Voce),Ed. Kurumuny
  • Sara Stulle, La poesia è musica per la mente, in Mente e Cervello, N.108, dic.2013, p.23
  • Sarah Zuhra Lukanić, Solo la poesia potrà salvarci, in Lettera Internazionale, N.117, dic.2013, pp.36-37
  • H.M.Enzensberger,A.Berardinelli, Che noia la poesia, Einaudi, 2006
  • Mario Luzi, Vero e verso, Garzanti, 2002
  • Carotenuto A., Oltre la terapia psicologica, Bompiani, 2004

 

Ogni scritto divulgato può essere riprodotto liberamente. Non ci sono, in questo caso, diritti di autore. Il testo ha lo scopo di far conoscere il mio pensiero. Chi utilizza anche parzialmente il testo ha il dovere morale di citare la fonte, le autrici, il titolo.

 

 

 marthia      Marthia Carrozzo è poetessa e attrice.

 Nel 2004 collabora al Laboratorio sul Potere della Parola con Giovanni Lindo Ferretti;

Del 2007, la sua prima raccolta poetica, Utero di Luna (Besa), con prefazione di Alda Merini, che sin da subito, la segue nei suoi esordi poetici: «Qui le premesse sono eccellenti e ci aspettiamo che fiorisca la grande poesia».

Il passo successivo, Pelle alla Pelle, dimore di mare e solo sensi (LietoColle, 2009).

L’incontro con il teatro diviene in lei input per una ricerca poetica personale e incentrata sulla parola, sul ritmo, sulla necessità di dare corpo e respiro al verso da ripensare nella voce.

Continua ad approfondire le potenzialità della voce, formandosi all’Accademia del Doppiaggio, dove studia con Roberto Pedicini e Christian Iansante.

Scelta a rappresentare la Puglia per la poesia alla Biennale dei giovani artisti d’Europa e del Mediterraneo, Bjcem Skopje 2009.

Il suo ultimo ritratto in versi, “Di bellezza non si pecca eppure  – trilogia di Idruda” (kurumunny, 2012) , vanta la prefazione di Lello Voce.

Vincitrice della 19^ edizione del Premio Nazionale di Poesia Inedita “Ossi di Seppia” ( Arma di Taggia, 27 gennaio 2013)

Il 20 aprile 2013, è stata affidata a lei l’apertura del “Next – La Repubblica delle Idee” a Bari, Teatro Petruzzelli.

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