Yalom

La relazione al centro della cura

Irvin D.Yalom, Creature di un giorno, Neri Pozza, 2015

Yalom

Apprezzo e leggo con passione i romanzi di Irvin Yalom, psichiatra psicoterapeuta e insegnante di fama internazionale, nato nel 1931. Il titolo riprende un pensiero di Marco Aurelio: “Siamo tutti creature di un giorno; colui che ricorda e colui che è ricordato…”.

La memoria, l’atto di ricordare, dinanzi ad un testimone, gli episodi della propria vita serve, ad ogni essere umano, per offrire un senso al dolore e per ritrovare le ragioni del viaggio esistenziale.

Ciascun capitolo è dedicato ad un incontro, alla storia di una persona che sceglie di essere guidata per ridecidere le proprie prospettive rispetto alla malattia, alla morte, all’abbandono, alla sconfitta, al tradimento, al trauma dell’esistenza. Ogni percorso di rinascita che leggo mi appartiene, ogni racconto è parte di me: l’analisi, la riflessione, la coscienza e la conoscenza rappresentano i passaggi per divenire consapevole e autonoma.

Irvin Yalom partecipa alla svolta relazionalista, iniziata negli anni Ottanta, della psicoanalisi americana. Nell’approccio classico, monopersonale, i confini fra paziente e psicoterapeuta sono rigidamente dichiarati e mantenuti. Invece, nella psicologia bipersonale, ambedue i partecipanti alla relazione terapeutica sono pienamente coinvolti in essa.

Yalom, fine intellettuale, con la grande esperienza accumulata in più di cinquant’anni di pratica psicanalitica, conferma, ed io insieme a lui, l’idea delle possibili numerose letture della malattia psicologica.

Nella Educazione alla Persona, la consapevolezza della mancanza, della morte, del limite è la via del benessere, l’unica. La <cura> è affrontare il tema esistenziale, all’interno di una relazione di éros che si pone all’opposto del rapporto di potere. La relazione di éros, riconferma le libertà di ogni persona, fa circolare energie vitali positive, avvia apprendimenti nuovi e pratiche quotidiane verso il cambiamento.

“Le categorie diagnostiche sono invenzioni arbitrarie, sono il prodotto del voto di un comitato e vengono invariabilmente sottoposte a considerevoli revisioni a ogni decennio che passa.”p.181

Non ci sono, quindi, tecniche risolutive. Solo nella relazione gli esseri umani accolgono il divenire, governandone i processi con la narrazione. Autore e lettore, terapeuta e paziente, si trovano nella stessa relazione e utilizzano un linguaggio non tecnico, semplice ed amabile. Un elemento importante che permette a tutti gli “attori” coinvolti di partecipare alla ricerca delle letture e delle ipotesi di soluzione possibili.

Il messaggio, per chi legge, deve essere chiaro: è bene rimanere ancorati ad una scuola di formazione, ad una scelta teorica precisa, ad un percorso personale di analisi. Solo attraverso lo studio sistematico e guidato, è possibile <divertere> e apportare modifiche ai paradigmi di base. Questo assunto vale per i professionisti della psicologia e di ogni altra disciplina. Il rischio riguarda le licenze a fare, a formare e a curare che molti assumono con pericolosa leggerezza, fantasticando che tutto si risolva in una gran bella chiacchierata.

“Rinunciare alla speranza di un passato migliore è un’idea potente… Lei non ha rinunciato alla speranza di un passato migliore, se n’è scritta uno nuovo di zecca…”p.148

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