La Scuola di Educazione alla Persona

Voglio pensare e costituire in ogni azienda

una Scuola di Educazione alla Persona

perché mi sta a cuore che la condizione umana

si legittimi come bellezza lavorativa, anche

A Lelio

affinché, imparando

ad agire il talento

e a praticare la paura,

confermi la scelta di Adriano Olivetti,

attraverso lo studio e la ricerca,

il riconoscimento e  la creazione

 

L’articolo 41 della Costituzione Italiana ci informa che l’iniziativa economica privata è libera e che essa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

L’Articolo 2 ci ricorda che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità  e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Questi due articoli rappresentano la ragione e legittimano la presenza, in ogni realtà aziendale, della Scuola di Educazione alla Persona.

Trasformare il sistema organizzativo credendo in una morale d’impresa e praticandola,  significa ragionare su una nuova visione antropologica, dei lavoratori e delle lavoratrici. Di lavoro si può e si deve vivere bene. L’organizzazione è un posto dove essere felici, non solo dove realizzare e percepire un reddito.

L’Azienda, oltre a seguire le leggi e a pagare le tasse, crea conoscenza e garantisce il processo di umanizzazione. La Scuola accompagna, scrive assieme ad ogni persona una storia, propone ragionamenti sulla quotidianità, costruisce una cittadinanza organizzativa, crea un patrimonio relazionale.

Le domande ineludibili sono: Qual è il senso del mio lavoro qui dentro? Quale il senso del denaro? Quale il senso della produttività e della spesa? Quali i guadagni in termini non solo economici, ma psicologici, comunitari, politici?

La Scuola di Educazione alla Persona non è un modello da applicare, ma un orientamento da seguire, una mentalità da acquisire. Le persone e le relazioni al centro dell’organizzazione, non sono una formula, ma una pratica che previene il fanatismo, la demagogia, l’idolatria.

I risultati dell’azienda non dipendono solo dalla tecnologia o dalle scelte di mercato o congiunture finanziarie, ma dal bagaglio di conoscenze, di creatività, di servizi di qualità, di cambiamento territoriale in continua costruzione.

Nel lontano ’94 un imprenditore mi disse che non poteva “tenermi” (ndr: per imprenditori pugliesi, accettare un contratto) e pagarmi per studiare!

Ribadisco la proposta che la qualità della prestazione e la qualità della relazione hanno pari valore. La competenza tecnica è indistinguibile dalla presenza sociale positiva e proficua di ogni essere umano, dal suo impegno culturale e politico. La minaccia che avverto non è il profitto facile, come si diceva una volta, ma il profitto inutile, apparente, inesistente seppur pletorico.

La Scuola di Educazione alla Persona, fedele ai principi della Costituzione, si fa strumento per pensare, capire, stabilire relazioni fra mondo imprenditoriale e mondo scientifico, fra mondo sindacale e mondo accademico, fra le attività politico parlamentari e le ricerche.

La cultura della libertà è l’opposto dell’ “ammaestrare” le persone ricattandole sul bisogno di lavoro. La Scuola propone di assistere ciascuno nel suo divenire persona perché propone una idea di sviluppo economico, all’interno di una comunità partecipe ed avanzata che non contrasta le spinte di trasformazione.

Talvolta i personaggi cresciuti nelle organizzazioni non sono adeguati, talvolta il mondo accademico e scientifico, si chiude o emigra. Talvolta gli abusivi falsificano e danneggiano la ricerca psicologico-organizzativa. Il lavoro psicologico aiuta a diffidare dell’oblazione maliziosa, a riconoscere i mecenati e ad allontanare i filantropi umanitaristi.

Parlare e scrivere di Risorse Umane non significa necessariamente essere dentro la storia di una Organizzazione. Non è cambiando tecniche di gruppo che si esercita la professione di consulente nella Gestione Risorse Umane. Non è parlando di parità o progettando formazione per gruppi di donne che si offre un contributo alla differenza di genere.

In un periodo di grandi confusioni è determinante essere radicali, netti, evitando semplificazioni eccessive e omologazioni.

La profondità è sempre un grembo: complesso, ampio, faticoso, lento.

L’etica delle Risorse Umane non si risolve a temere la mancata trasparenza o le eventuali controversie,  privilegiando la distanza dalla dimensione spirituale, psichica e filosofica.

Il rischio dell’illusione egoica è in agguato e, come psicologa,  lo assumo minuto per minuto nelle attività che svolgo, in relazione continuata con la Figura di Riferimento Aziendale.

Il lavoro è trasversale e non confusamente plurale, è complesso, mai superficialmente complicato.

All’interno della Scuola di Educazione alla Persona si avviano pensieri e formazioni intorno al senso della giustizia, della responsabilità, delle libertà, della cura dell’ambiente.

Viene capovolto il metodo del Problem Solving a favore del Metodo delle Prospettive, ispirato alle riflessioni di Cézanne.

 “Non so raggiungere l’intensità che si manifesta davanti ai miei sensi, non ho quella magnifica ricchezza di colori che anima la natura. Qui, in riva al fiume, i motivi si moltiplicano; lo stesso soggetto, visto da angolazioni differenti, offre una materia di studio così interessante e varia che credo che potrei lavorare per mesi senza cambiare posto, solo inclinandomi un po’ più a destra o un po’ più a sinistra” (p.146).

 “Devo lavorare sempre, ma non per arrivare al finito, che suscita l’ammirazione degli imbecilli… Non devo cercare di portare a termine, se non per il piacere di fare cose più vere e più sapienti. Credetemi, c’è sempre un’ora in cui ci s’impone e si trovano estimatori molto più ferventi, più convinti di quelli che sono lusingati solo da una vana apparenza” (p.60)

Quindi, ogni giorno, in azienda non c’è un problema da risolvere, ma ci viene offerta la comprensione della realtà, considerandola da innumerevoli posizioni.

Non si pongono problemi da risolvere,  ma apprendimenti da conseguire attraverso le relazioni, lo studio, il confronto, la ricerca, le sperimentazioni.

L’idea di un lavoratore  competente rimanda direttamente al processo di una persona  impegnata nella costruzione relazionale ed aziendale. L’educazione è la dimensione del divenire umano, del divenire uomini e donne.

Oltre la meschinità dell’incentivo, altro strumento di un potere gerarchico che non si fida, c’è la crescita del bene relazionale. Contro l’adulterazione delle comunicazioni di potere, l’Educazione alla Persona  serve a resistere alle corruzioni e influisce sulle decisioni riguardanti le persone.

Oltre il capriccio, l’ambizione, la vanità, la superficialità, il benessere posticcio, nelle formazioni che la Scuola promuove si affrontano temi controversi e in modo controverso, legati alla salute, al territorio, alle politiche del lavoro, alle nuove economie.

Davanti a questo scenario prospettato, praticare la paura, significa riconoscerla come compagna protettiva perché segnale di governo e di consapevolezza. Seguiamo un personale percorso di crescita. Una mancata coscienza rispetto alla paura rende autoreferenziati e autocentrici proprio quei responsabili più intelligenti e potenti: perché a loro spetta la scelta iniziale di promuovere le trasformazioni.

Questo lavoro deve essere fatto.

 

Libri di riferimento

  • Adriano Olivetti, Il cammino della Comunità, Ed.di Comunità, 2013
  • Adriano Olivetti, il mondo che nasce, Ed.di Comunità, 2013
  • Vittorino Andreoli, Le nostre paure, Rizzoli, 2010
  • Paul Cézanne, Lettere, SE, 1985

 

Editing: Enza Chirico

 

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